Santuario di San Camillo de Lellis

Regione: ABRUZZO
Comune: Bucchianico
Provincia: Chieti (CH)


Il Ruolo dei Santuari nella Nuova Evangelizzazione in Europa

Pontifical Council for the Pastoral
Care of Migrants and Itinerant People

 
People on the Move

N° 115 July-December 2011

 

Il Ruolo dei Santuari nella Nuova

Evangelizzazione in Europa[1]

 

 

S.E. Mons. Antonio MariaVegliò
Presidente
Pontificio Consiglio della Pastorale
per i Migranti e gli Itineranti

Saluto cordialmente tutti i presenti a questa Conferenza organizzata dai santuari cattolici di Mátraverebély Szentkút, Máriapócs e Vác Hétkápolna sul tema “Il ruolo dei santuari nella nuova evangelizzazione in Europa”.

Mi è gradito anche esprimere vivi ringraziamenti per l’invito a essere presente a questo incontro e specialmente per il lavoro che voi realizzate quotidianamente nell’ambito della pastorale dei santuari e dei pellegrinaggi, sia a livello personale che in collaborazione fra voi.

1. Il Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti

Come introduzione, desidero presentare brevemente il campo di lavoro e le modalità di azione del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, il Dicastero della Santa Sede che presiedo a nome del Santo Padre Benedetto XVI. L’attività della Chiesa si svolge ordinariamente nell’ambito della diocesi e più concretamente in quello delle parrocchie. Per svariate circostanze,per propria scelta o per necessità, milioni di persone ogni anno lasciano il luogo di residenza abituale e si trovano in mobilità, spesso senza l’ordinaria cura pastorale territoriale. Ed è in loro favore che si adopera il nostro Consiglio, a cui spetta la cura pastorale di migranti, rifugiati, profughi e soggetti al traffico di esseri umani, nomadi, circensi e fieranti, studenti internazionali, marittimi e pescatori, quanti fanno parte del mondo dell’aviazione civile, coloro che vivono e lavorano sulla strada e, infine, ma non ultimi, turisti e pellegrini, di cui oggi parliamo.

La Costituzione ApostolicaPastor Bonus, del 1988, affidò al nostro Consiglio anche il compito di impegnarsi affinché i viaggi intrapresi per motivi di pietà, di studio o di svago favoriscano la formazione morale e religiosa dei fedeli, assistendo le Chiese locali perché tutti coloro che si trovano fuori del proprio domicilio possano usufruire di un’assistenza pastorale adeguata[2].

2. Il Secondo Congresso Mondiale di Pastorale dei Pellegrinaggi e Santuari

Desidero ora condividere con voi la più recente iniziativadi rilievo del nostro Dicastero nell’ambito specifico dei pellegrinaggi. Mi riferisco alII Congresso Mondiale di Pastorale dei Pellegrinaggi e Santuari, che si è svolto a Santiago di Compostella, in Spagna, dal 27 al 30 settembre 2010, organizzato dal nostro Consiglio in collaborazione con l’Arcidiocesi di Santiago. Vi ha partecipato anche una delegazione dall’Ungheria.

Tale evento faceva seguito al Primo Congresso Mondiale, che si era svolto a Roma nel 1992. Nell’arco di tempo trascorso fra i due incontri, la pastorale dei pellegrinaggi e dei santuari si era andata sviluppando con buoni risultati a livello nazionale e continentale.

Al Secondo Congresso Mondiale, provenienti da 76 nazioni dei 5 continenti, hanno partecipato 246 persone impegnate nell’ambito della sollecitudine pastorale per i pellegrinaggi e i santuari: Vescovi Promotori della pastorale dei pellegrinaggi e santuari e Vescovi interessati; Direttori nazionali; rettori dei santuari; membri di associazioni ecclesiali e di agenzie che organizzano pellegrinaggi, oltre a persone coinvolte nel settore, tra cui studiosi e giornalisti.

Primo obiettivo dell’Incontro era quello di fare il punto della situazione della pastorale dei pellegrinaggi e santuari. Altro scopo era quello di offrire orientamenti e suggerimenti specialmente ai Paesi emergenti e di incoraggiare quelli sofferenti per mancanza di libertà. Nel contempo vi è stato l’impegno di sostenere con fiducia e apprezzamento tutti i partecipanti e l’opera che essi svolgono nei differenti continenti.

Come titolo del Congresso è stato scelto il versetto del Vangelo di San Luca “Egli entrò per rimanere con loro” (Lc 24, 29), tratto dal brano dei discepoli di Emmaus, che ha offerto lo schema per lo svolgimento dei lavori, analizzando il cammino, i pellegrini, l’accoglienza, la Parola, la celebrazione, la carità, la fraternità, il ritorno. Sulla base di questi temi sono stati articolati i diversi interventi dell’incontro. Così, l’icona dei discepoli di Emmaus ha offerto anche il quadro teorico appropriato sul quale verificare il lavoro pastorale nell’ambito dei pellegrinaggi e dei santuari, dal momento che in esso sono presenti gli elementi costitutivi della fede cristiana, vale a dire la fede conosciuta, celebrata, vissuta, tradotta in preghiera, condivisa e annunciata[3].

3. Elementi emergenti

I punti salienti di quell’Incontro si possono elencare con riferimento ai suoi tre documenti fondamentali: il Messaggio inviato dal Santo Padre, ildiscorso che ho tenuto in apertura del Congresso e il Documento Finale. In ciò che dirò, quindi, intendo riprenderne i passaggi più significativi.

Nel suo Messaggio, Benedetto XVI sottolinea l’importanza e la necessità di evangelizzare il nostro mondo nel momento che stiamo attraversando, così come le possibilità che il pellegrinaggio ai santuari offre a questo riguardo. In quest’epoca storica, non possiamo trascurare nessuna opportunità per evangelizzare, ma dobbiamo annunciare Gesù Cristo “in ogni occasione” (2 Tim 4,2), come esorta San Paolo.

Paolo VI affermava che la Chiesa “esiste per evangelizzare[4] e l’evangelizzazione costituisce “la vocazione propria della Chiesa, la sua identità più profonda[5]. Pertanto nulla di ciò che facciamo può sottrarsi a questa impostazione. Già nel documento “Il Pellegrinaggio nel Grande Giubileo del 2000”, pubblicato dal nostro Dicastero nel 1998, si affermava che il pellegrinaggio ha come impegno primario “l’evangelizzazione che spesso è connaturata con gli stessi luoghi sacri[6]. Negli ultimi decenni, poi, abbiamo preso coscienza di questa possibilità, passando da una “pratica devozionale” ad una “pastorale del pellegrinaggio”, come occasione di rinnovamento della fede e anche di prima evangelizzazione. Questo processo è stato accompagnato dalla nascita di una ministerialità specifica per l’accompagnamento e dall’approfondimento nella corrispondente riflessione teologico-pastorale.

In che modo possiamo evangelizzare l’ambito dei pellegrinaggi? Nel Messaggio del Santo Padre troviamo cinque idee che ritengo importante menzionare e cioè:

  • bisogna avvalersi dell’attrattività che caratterizza i pellegrinaggi;

  • curare il tipo di accoglienza che offriamo;

  • sintonizzarsi sulle domande che sgorgano dal cuore del pellegrino;

  • essere fedeli al carattere cristiano del pellegrinaggio, senza riduzionismi;

  • e aiutare il pellegrino a scoprire che il suo cammino ha una meta precisa.

a) Avvalersi della capacità di richiamo che hanno i pellegrinaggi

La Chiesa è chiamata ad evangelizzare tutti i popoli, secondo l’imperativo di universalità che è racchiuso nella sua vocazione. Ed è per questo che si avvale anche delle occasioni che le offrono i pellegrinaggi, soprattutto per la loro caratteristica di attirare moltitudini di persone. Lo ha ricordato il Santo Padre nel Messaggio rivolto al Congresso, sottolineando l’importanza del pellegrinaggio “per la sua straordinaria capacità di richiamo, che attrae un numero crescente di pellegrini e turisti religiosi, alcuni dei quali si trovano in situazioni umane e spirituali complesse, alquanto lontani dal vissuto di fede e con una debole appartenenza ecclesiale[7].

Certamente, tutti abbiamo potuto costatare che queste manifestazioni hanno la capacità di riunire ampi settori della società, persone di ogni età e condizione sociale. Poi, per alcuni di coloro che giungono ai santuari, questo costituisce l’unico vincolo che li unisce alla comunità ecclesiale. La Chiesa, dunque, coglie l’occasione per proclamare il messaggio evangelico e per condurre le persone a Cristo. Su questa linea si pronunciava il Santo Padre Giovanni Paolo II quando, nel Santuario messicano di Zapopán, invitava ad “approfittare pastoralmente di queste occasioni, magari sporadiche, dell’incontro con anime che non sempre sono fedeli a tutto il programma di una vita cristiana, ma che qui vengono guidate da una visione alle volte incompleta della fede, per cercare di condurle al centro dell’unica salda pietà, Cristo Gesù, Figlio di Dio Salvatore[8].

Non bisogna dimenticare, infine, che la presenza religiosa nello spazio pubblico che viene offerto nei pellegrinaggi è un altro modo per evangelizzare, così come tutte le manifestazioni della religiosità popolare.

b) Curare l’accoglienza e l’accompagnamento

Il secondo elemento che richiama il Messaggio Pontificio è l’importanza di curare l’accoglienza del pellegrino, che si manifesta con diversi fattori, dai dettagli più semplici fino alla disponibilità personale all’ascolto e all’accompagnamento per tutta la durata del pellegrinaggio. Qui sta l’aspetto visibile della carità del santuario, che provoca una riflessione nel pellegrino che si sente accolto da Dio perché è accolto dai fratelli.

Dev’essere un’accoglienza realizzata da sacerdoti, religiosi o laici, caratterizzata dalla qualità umana, dal rispetto per i processi personali, aiutando a chiarire gli interrogativi e addirittura a provocarli.

Se diciamo che “soltanto in Dio l’uomo troverà la verità e la felicità che cerca senza posa” (come si legge nel Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 27), allora ogni pellegrino merita tutta l’attenzione che gli si può riservare. Nella misura del possibile, egli deve essere accolto come individuo, a livello personale, dato che è la sua stessa felicità ad essere chiamata in causa. Per molti uomini e donne questo è un momento importante, che può segnarli in profondità e determinare in grande misura l’orientamento del futuro. Per questo, e seguendo l’invito di Giovanni Paolo II ai partecipanti al I Congresso Mondiale, bisogna essere “attenti ai «tempi» e ai ritmi di ogni pellegrinaggio: la partenza, l’arrivo, la «visita» al santuario e il ritorno. Tanti momenti del loro itinerario che i pellegrini affidano alla vostra sollecitudine pastorale. Avete il compito di guidarli all’essenziale: Gesù Cristo Salvatore, termine di ogni cammino e fonte di ogni santità[9].

Oltre all’importanza numerica, naturalmente c’è la diversità dei pellegrini, che si manifesta nei vari livelli generazionali, nella formazione religiosa e nel senso di ciò che vanno a cercare nel cuore del santuario.

Assieme alla diversità di motivazioni, un altro fattore da considerare è la differente tipologia di pellegrinaggio. Infatti, vi sono pellegrinaggi individuali, pellegrinaggi di famiglie, pellegrinaggi organizzati da parrocchie e da agenzie di viaggio.

Tutti devono trovare il loro posto nel santuario. A ciò invita il nostro documento “Il Santuario, memoria, presenza e profezia del Dio vivente”, quando dice che “questa esperienza di Chiesa deve essere particolarmente sorretta da un’adeguata accoglienza dei pellegrini al santuario, che tenga conto dello specifico di ciascun gruppo e di ciascuna persona, delle attese dei cuori e dei loro autentici bisogni spirituali[10].

È per questo che non ci si può accontentare di un’accoglienza uniforme, ma è necessario tendere ad ampliare la proposta, evitando il rischio dell’uniformità. Se accoglienza differenziata significa incontro personale con Gesù Cristo, ciò esige un’attenzione di qualità nel santuario, il che implica, tra l’altro, da parte dei responsabili, una presenza attiva, oltre a un atteggiamento amabile.

Certo, pur volendo accogliere personalmente i pellegrini, siamo consapevoli che non sempre questo è possibile, specialmente quando il loro numero è elevato. In queste circostanze hanno particolare importanza altri elementi, come la dignità delle celebrazioni liturgiche e delle manifestazioni di pietà popolare, l’ambiente di rispetto e di raccoglimento, l’ordine e la sicurezza, la cura dell’intero spazio, indicazioni corrette, un’architettura appropriata e senza barriere, il materiale stampato e le nuove tecnologie, la creazione di spazi fisici adeguati e accoglienti per ogni categoria di persone e per ogni uso specifico (cappelle per l’adorazione e la riconciliazione, punti informativi, museo, ecc.), per evitare la percezione di commercializzazione nello spazio sacro.

Altre azioni concrete che possono contribuire a realizzare un’accoglienza adeguata sono l’elaborazione di dati statistici e sociologici dei tipi di pellegrini così come delle motivazioni che li spingono a recarsi in pellegrinaggio al santuario; la promozione del volontariato per l’accoglienza e la formazione di quanti sono coinvolti nella vita del santuario, elaborando programmi e manuali specifici di formazione umana, dottrinale, spirituale e pastorale; la preparazione qualificata dei sacerdoti che esercitano il ministero della Parola e della Riconciliazione; la definizione chiara del carisma proprio del Santuario, che deve dare forma allo spirito e al senso della vita e dell’operato del volontario.

Tutto ciò rientra nell’opportuna elaborazione di un piano pastorale per l’accoglienza e per l’evangelizzazione, in sintonia con la pastorale diocesana, di modo che sia integrato in essa, tenendo conto anche della collaborazione tra santuari e parrocchie, tra santuari e rettori (magari favorendo incontri regionali e includendo gli operatori pastorali), tra associazioni di pellegrinaggi, con enti civili, agenzie e guide turistiche.

Una menzione particolare merita il compito che devono svolgere le Conferenze Episcopali nel coordinamento di questa pastorale specifica, includendo i santuari e i pellegrinaggi nei loro piani pastorali. Il nostro Pontificio Consiglio è stato incoraggiato a insistere presso le Conferenze Episcopali affinché mettano in atto gli strumenti necessari per il raggiungimento di tale obiettivo, designando un Vescovo promotore, coordinando gli incontri dei responsabili dei santuari e organizzatori dei pellegrinaggi, elaborando sussidi di appoggio (ad esempio il manuale del pellegrino, il manuale per le guide dei pellegrini, alcune normative per i santuari).

Anche se siamo consapevoli che questo lavoro condiviso non è sempre facile, è tuttavia necessario stabilire canali di collaborazione che consolidino le strategie e sfruttino le sinergie, promuovendo un’opportuna convergenza di sforzi.

c) Sintonizzarsi sulle domande che sgorgano dal cuore

Il terzo aspetto è forse uno dei più importanti tra quelli che desidero sviluppare. Il nostro lavoro nell’ambito dei pellegrinaggi e dei santuari deve inserirsi nello sforzo più ampio per l’evangelizzazione. Negli ultimi anni, molte cose sono cambiate in ambito sociale e religioso, lasciando spazio all’indifferenza religiosa e al secolarismo. In effetti, l’uomo d’oggi non scopre in Cristo la risposta agli interrogativi della sua vita, e non tanto perché nega Gesù Cristo, ma perché non cerca risposte, non si interroga sulla sua esistenza, non si cura di darle un senso. Ciò comporta una grande sfida per la nostra azione evangelizzatrice.

Qui entriamo nel tema della significatività della Parola di Dio. Purtroppo, capita di dare risposte a domande non sempre poste da chi ci sta di fronte. Offriamo perciò una parola di speranza ad un cuore che, purtroppo, spesso ci sembra addormentato. Per questo, abbiamo davanti a noi la sfida di presentare la Buona Novella del Vangelo come possibilità di pienezza per il cuore umano. In questo compito, l’ambito concreto dei pellegrinaggi racchiude in sé una circostanza che deve essere tenuta presente nell’azione evangelizzatrice. Chi realizza un pellegrinaggio o una visita ad un santuario, tante volte lo fa in circostanze singolarmente particolari di speranza, di sofferenza profonda, di gioia, di confusione, di ringraziamento, di preoccupazione, di incertezza o di fragilità. Molte di queste esperienze sono una porta aperta per porsi la domanda del “perché”. Inoltre, se la visita al santuario è preceduta da un pellegrinaggio, il cuore è molto più ben disposto a far emergere gli interrogativi più pressanti dell’esistenza. Il pellegrino, in effetti, mostra di non conoscere la risposta ai suoi interrogativi e si sente insoddisfatto delle risposte che ha trovato fino a quel momento, ma allo stesso tempo manifesta la volontà di trovarle.

Per questa ragione, la risposta che offriamo, affinché sia significativa, deve essere in linea con la domanda del cuore. Di fronte agli interrogativi profondi, la fede si presenta come risposta che li interpreta e li colma di significato. Tra il Vangelo e l’esperienza umana esiste un legame indissolubile, giacché riguarda il senso ultimo dell’esistenza che illumina completamente, per ispirarla e trasfigurarla[11].

Così, in Cristo tutte le nostre ricerche trovano una risposta. E questo è ciò che sottolinea il Santo Padre quando, rivolgendosi al Congresso, affermava che “l’anelito alla felicità che si annida nell’animo trova in Lui [Cristo] la sua risposta, e vicino a Lui il dolore umano acquista un proprio senso. Con la sua grazia, anche le cause più nobili giungono al loro pieno compimento[12]. E Giovanni Paolo II, dal Santuario di Lourdes, rivolgendosi ai giovani, ha detto: “Ascoltate innanzitutto voi,giovani, che cercate una risposta capace di dare senso alla vostra vita.Qui la potete trovare. È una risposta esigente, ma è la sola pienamente appagante. In essa sta il segreto della gioia vera e della pace”.[13]

Ed è bello notare che l’incontro con Cristo non è solo frutto della ricerca personale. Anzi, è Cristo che, prendendo l’iniziativa, va incontro a chi lo cerca, così come ha accompagnato i passi dei discepoli di Emmaus. Il Risorto cammina assieme a noi, condividendo le nostre difficoltà, le nostre angosce, i nostri progetti, i nostri dubbi e le nostre gioie, anche se in tante occasioni non siamo capaci di riconoscerlo. Egli cammina al nostro fianco, rivelando il significato della nostra storia, interpretando la nostra vita e mostrando il suo autentico significato. Commentando il racconto evangelico sui discepoli di Emmaus ai giovani riuniti al Santuario libanese di Harissa, Papa Wojtyła disse loro che quando la persona accetta di seguire Cristo e si lascia afferrare da Lui, egli le mostra “che il mistero della sua morte e risurrezione è la chiave di lettura per eccellenza della vita cristiana e della vita umana[14].

d) Essere fedeli al carattere cristiano del pellegrinaggio

Proseguendo con il nostro approfondimento, il quarto fattore da sottolineare è la fedeltà al carattere cristiano del pellegrinaggio. Indipendentemente dalle motivazioni che spingono una persona a iniziare un pellegrinaggio o a visitare un santuario, non possiamo nascondere che alla base vi è un significato spirituale.

Giovanni Paolo II rivolse un’esortazione a conservare questo senso profondo del pellegrinaggio quando, in un discorso rivolto ai fedeli del Senegal, affermò che “nella nostra epoca di sviluppo del turismo, i cattolici devono aiutarsi a mantenere o a ritrovare il senso profondo dei pellegrinaggi [...]. Il viaggio culturale, che ha il suo valore e il suo posto, è una cosa. Il pellegrinaggio è un’altra cosa[15].

Ad esso contribuiremo se, sull’invito di Benedetto XVI, faremo in modo che il pellegrinaggio e il santuario siano realmente ambiti della Parola, della celebrazione, della carità, della comunione ecclesiale, della comunione eucaristica e della missione.

e) Aiutare a scoprire la meta del pellegrinaggio

Il quinto e ultimo aspetto che desidero richiamare, nel Messaggio Pontificio, è il riferimento alla meta del pellegrinaggio. Se nel Santuario austriaco di Mariazell il Santo Padre ha detto che “andare in pellegrinaggio significa essere orientati in una certa direzione, camminare verso una meta”, il che “conferisce anche alla via ed alla sua fatica una propria bellezza[16], nel Messaggio al nostro Congresso egli approfondisce questo concetto, affermando che “diversamente dal vagabondo, i cui passi non hanno una destinazione precisa, il pellegrino ha sempre una meta davanti a sé, anche se a volte non ne è pienamente cosciente[17]. La vera meta del pellegrinaggio non è esso stesso, né un luogo concreto, ma “l’incontro con Dio per mezzo di Gesù Cristo, in cui tutte le nostre aspirazioni trovano risposta[18]. Per questo, l’esperienza dell’amore di Dio, che trova la massima espressione nella celebrazione dei sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia, diventa l’obiettivo ultimo della strada percorsa, mentre anima a tornare alla vita quotidiana come testimoni di Cristo, che ormai è stato riconosciuto come compagno di strada.

f) Il ritorno

Permettetemi di aggiungere un elemento che è emerso durante l’incontro. Mi riferisco al ritorno alla vita ordinaria, una volta terminato il pellegrinaggio. Nelle conclusioni del Congresso si afferma che se il cammino, l’arrivo e la sosta al santuario formano un insieme, la spiritualità del ritorno corona le tappe che la precedono.

Il ritorno non è un semplice tornare indietro. In qualche modo, l’esperienza che il pellegrino ha vissuto lo ha cambiato e ciò segnerà il suo ritorno alla quotidianità. Il credente intuisce che anche il ritorno fa parte del pellegrinaggio.

Per questo è auspicabile che lo stesso santuario offra occasioni per ritualizzare il ritorno in modo cristiano, configurandolo come un invio del pellegrino a vivere cristianamente la propria vita. Nel momento di intraprendere il ritorno, sarà importante invitare il pellegrino a unirsi a una comunità cristiana concreta o ad accrescere i legami con essa, secondo i casi. Allo stesso modo, lo si deve incoraggiare a portare la testimonianza di ciò che ha vissuto.

Al ritorno, l’incontro che avrà con il suo parroco o con l’operatore pastorale che aveva organizzato il pellegrinaggio potrà costituire un’occasione per aprire itinerari inediti per una nuova vita ecclesiale e di fede.

4. “Collaboratori di Dio”

Da quanto detto sino ad ora scopriamo che il nostro compito è importante. Noi che lavoriamo nella pastorale dei pellegrinaggi e dei santuari, seppure con ministeri diversi, diventiamo certamente dei “collaboratori di Dio”, come scrive San Paolo alla comunità di Corinto (1Cor 3,9). Come Cristo sulla strada di Emmaus, anche noi facciamo strada con gli uomini e le donne del nostro tempo. Per questo, rivolgo un appello a tutti voi ad approfittare del momento di grazia costituito dal pellegrinaggio. È importante offrire ai pellegrini l’unica Parola che salva. Con il vostro lavoro potete collaborare a far sì che si rinnovi quanto accadde sulla via di Emmaus, di modo che nella Parola che fa ardere i cuori e nel Pane che viene condiviso il pellegrino, accolto nella casa del Signore, trovi risposta ai suoi interrogativi.

Tutti i pellegrini che il Signore pone sul nostro cammino hanno diritto di incontrarsi con il Dio che cammina al loro fianco. Dio agisce in mille modi diversi, sconosciuti a noi, sorprendenti, che sfuggono ai nostri schemi, ma continua a fare affidamento su di noi e il nostro compito può essere determinante come collaboratori della sua grazia. Per questo, “nel santuario è indispensabile la presenza di operatori pastorali capaci di avviare al dialogo con Dio e alla contemplazione del mistero immenso che ci avvolge e ci attira[19].

A questo riguardo, i partecipanti al Congresso hanno affermato nel Documento finale: “vogliamo manifestare a tutti i rettori e agli operatori pastorali dei santuari e ai promotori dei pellegrinaggi il nostro apprezzamento per la loro disponibilità e per gli sforzi che compiono per accogliere coloro che, come i discepoli di Emmaus, cercano in Dio la risposta ai loro interrogativi e il senso della propria vita. Esprimiamo loro la nostra gratitudine a nome della Chiesa e a nome dei pellegrini, incoraggiandoli nel contempo a continuare a offrire il meglio di sé nella pastorale dei pellegrinaggi e dei santuari”.

Conclusione

Per concludere, rinnovando il mio ringraziamento per l’opportunità di partecipare a questoincontro, desidero ribadire il desiderio di mantenere viva la collaborazione, affinché il lavoro condiviso aiuti a offrire una risposta adeguata alla situazione attuale, contribuendo alla grande sfida che comporta l’evangelizzazione del mondo contemporaneo. E chiudo questo intervento con la preghiera che Sua Santità Benedetto XVI ha redatto nel suo Messaggio al Congresso:

 

Signore Gesù, pellegrino di Emmaus,

per amore ti fai vicino a noi,

anche se, a volte, lo sconforto e la tristezza

ci impediscono di scoprire la tua presenza.

Tu sei la fiamma che ravviva la nostra fede.

Tu sei la luce che purifica la nostra speranza.

Tu sei la forza che infiamma la nostra carità.

Insegnaci a riconoscerti nella Parola,

nella casa e alla Mensa dove si condivide il Pane della Vita,

nel servizio generoso al prossimo che soffre.

E quando si fa sera, Signore, aiutaci a dire:

“Resta con noi”. Amen.



[1]Conferenza tenuta a Budapest, il 3 giugno 2011.

[2]Cfr. Giovanni Paolo II, Costituzione Apostolica Pastor Bonus, n. 151: AAS LXXX (1988), p. 900.

[3]Cfr. Congregazione per il Clero, Direttorio Generale per la Catechesi, 15 agosto 1997, n. 84.

[4]Paolo VI, Esortazione Apostolica Evangelii nuntiandi, 8 dicembre 1975, 14.

[5] Ibidem.

[6]Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, Il Pellegrinaggio nel Grande Giubileo dell’Anno 2000, 25 aprile 1998, 34.

[7]Benedetto XVI, Messaggio ai partecipanti al II Congresso Mondiale di Pastorale dei Pellegrinaggi e Santuari, 8 settembre 2010.

[8]Giovanni Paolo II, Omelia al Santuario di Nostra Signora di Zapopán, Messico, 30 gennaio 1979.

[9]Giovanni Paolo II, Discorso ai partecipanti al I Congresso Mondiale di Pastorale dei Santuari e Pellegrinaggi, 28 febbraio 1992, 4.

[10] Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti,Il Santuario, memoria, presenza e profezia del Dio vivente, 8 maggio 1999, 12.

[11] Cfr. Giovanni Paolo II, Esortazione apostolica Catechesi tradendae, 16 ottobre 1979, 22.

[12]Benedetto XVI, Messaggio ai partecipanti al II Congresso Mondiale di Pastorale dei Pellegrinaggi e Santuari, 8 settembre 2010.

[13]Giovanni Paolo II, Omelia a Lourdes, Francia, 15 agosto 2004.

[14]Giovanni Paolo II, Discorso ai giovani nel Santuario di Harissa, Libano, 10 maggio 1997.

[15]Giovanni Paolo II, Discorso a un gruppo di pellegrini del Senegal, 14 settembre 1979.

[16]Benedetto XVI, Omelia durante la messa celebrata davanti al Santuario di Mariazell, Austria, 8 settembre 2007.

[17]Benedetto XVI, Messaggio ai partecipanti al II Congresso Mondiale di Pastorale dei Pellegrinaggi e Santuari, 8 settembre 2010.

[18] Ibidem.