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Regione: ABRUZZO
Comune: Bucchianico
Provincia: Chieti (CH)
2. Misericordia di Dio nel sacramento della Penitenza
La memoria dell'amore di Dio, che si fa presente in modo eminente nel santuario, conduce alla richiesta di perdono per i peccati e al desiderio di implorare il dono della fedeltà al deposito della fede. Il Santuario è pure il luogo della permanente attualizzazione della misericordia di Dio. È luogo ospitale in cui l'uomo può avere un'incontro reale con Cristo, sperimentando la Verità del Suo insegnamento e del Suo perdono, per avvicinarsi degnamente, e quindi fruttuosamente, all'Eucarestia.
Occorre a tale scopo favorire e dove sia possibile intensificare la presenza costante di sacerdoti che, con animo umile ed accogliente, si dedichino generosamente all'ascolto delle confessioni sacramentali.
Nell'amministrare il sacramento del Perdono e della Riconciliazione, i confessori, che agiscono come «il segno e lo strumento dell'amore misericordioso di Dio verso il peccatore» (CCC, n. 1465), aiutino i penitenti a sperimentare la tenerezza di Dio, a percepire la bellezza e la grandezza della Sua bontà e a riscoprire nei propri cuori il desiderio intimo della santità, vocazione universale e meta ultima per ogni credente (cfr. Congregazione per il Clero, // Sacerdote ministro della misericordia divina, 9 marzo 2011, n. 22).
I confessori, illuminando la coscienza dei penitenti, pongano pure in evidenza il vincolo stretto che lega la Confessione sacramentale ad un'esistenza nuova, orientata verso una decisa conversione. Esortino perciò i fedeli ad avvicinarsi con regolare frequenza e fervente devozione a questo sacramento, affinché, sorretti dalla grazia che in esso è donata, possano alimentare costantemente il loro fedele impegno di adesione a Cristo, progredendo nella perfezione evangelica. I ministri della Penitenza siano disponibili ed accessibili, coltivando un atteggiamento comprensivo, accogliente ed incoraggiante (cfr. // Sacerdote ministro della misericordia divina, nn. 51-57). Per rispettare la libertà di ogni fedele ed anche per favorire la propria piena sincerità nel foro sacramentale, è opportuno che siano, in luoghi adatti (ad esempio, possibilmente, cappella della Riconciliazione), disponibili dei confessionali provvisti di una grata fissa. Come insegna il Beato Papa Giovanni Paolo II nella Lettera Apostolica Misericordia Dei (7 aprile 2002): «La sede per le confessioni è disciplinata dalle norme emanate dalle rispettive conferenze episcopali, le quali garantiranno che essa sia collocata in un luogo visibile e sia anche provvista di grata fissa, così da consentire ai fedeli ed agli stessi confessori che lo desiderano di potersene liberamente servire» (n. 9, b - cfr. can. 964, § 2; Pontificio Consiglio per l'Interpretazione dei testi Legislativi, Responsa ad propositum dubium: de loco excipiendi sacramentales confessiones de loco excipiendi sacramentales confessiones [7 luglio 1998]: AAS 90 [1998] 711; cfr. // Sacerdote ministro della misericordia divina, n. 41). I ministri, inoltre, si premurino di far comprendere i frutti spirituali derivanti dalla remissione dei peccati. Il sacramento della Penitenza, infatti, «opera una autentica "risurrezione spirituale", restituisce la dignità e i beni della vita dei figli di Dio, di cui il più prezioso è l'amicizia con Dio» (CCC, n. 1468). In considerazione del fatto che i Santuari sono luoghi di vera conversione, può essere opportuno che sia potenziata la formazione dei confessori per la cura pastorale di chi non ha rispettato la vita umana dal concepimento fino al naturale suo termine.
I sacerdoti, poi, nel dispensare la misericordia divina, adempiano debitamente questo peculiare ministero aderendo con fedeltà all'insegnamento genuino della Chiesa. Siano ben formati nella dottrina e non trascurino di aggiornarsi periodicamente su questioni attinenti soprattutto all'ambito morale e bioetico (cfr. CCC, n. 1466). Anche nel campo matrimoniale, rispettino quanto autorevolmente insegna il Magistero ecclesiale. Evitino quindi di manifestare in sede sacramentale dottrine private, opinioni personali o valutazioni arbitrarie non conformi a ciò che la Chiesa crede ed insegna. Per la loro formazione permanente sarà utile incoraggiarli a partecipare a corsi specializzati, quali, ad esempio, potrebbero essere quelli organizzati dalla Penitenzieria Apostolica e da alcune Pontificie Università (cfr. // Sacerdote ministro della misericordia divina, n. 63).
3. L'Eucarestia, fonte e culmine della vita cristiana
La Parola di Dio e la celebrazione della Penitenza sono intimamente unite alla Santa Eucarestia, mistero centrale in cui «è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa, cioè lo stesso Cristo, nostra Pasqua» (Concilio Ecumenico Vaticano II, Decreto Presbyterorum ordinis, 7 dicembre 1965, n. 5). La celebrazione Eucaristica costituisce il cuore della vita sacramentale del Santuario. In essa il Signore si dona a noi. I pellegrini che visitano i santuari siano allora resi consapevoli che, se accolgono fiduciosamente il Cristo eucaristico nel proprio intimo, Egli offre loro la possibilità di una reale trasformazione dell'esistenza.
La dignità della celebrazione Eucaristica venga anche opportunamente messa in risalto mediante il canto gregoriano, polifonico o popolare (cfr. Sacrosanctum Concilium, nn. 116 e 118); ma anche selezionando adeguatamente sia gli strumenti musicali più nobili (organo a canne ed affini, cfr. ibidem, n. 120), sia le vesti che vengono indossate dai ministri unitamente alle suppellettili utilizzate nella Liturgia.-Esse devono rispondere a canoni di nobiltà e di sacralità. Nel caso delle concelebrazioni, si prenda cura che ci sia un Maestro di cerimonia, che non concelebri, e si faccia il possibile affinché ogni concelebrante indossi la casula, o pianeta, quale paramento proprio del sacerdote che celebra i divini misteri.
Il Santo Padre Benedetto XVI scriveva, nell'Esortazione Apostolica post-sinodale Sacramentum Caritatis (22 febbraio 2007), che «la migliore catechesi sull'Eucaristia è la stessa Eucaristia ben celebrata» (n. 64). Nella Santa Messa, allora, i ministri rispettino fedelmente quanto stabilito dalle norme dei Libri liturgici. Le rubriche, infatti, non rappresentano indicazioni facoltative per il celebrante bensì prescrizioni obbligatorie che egli deve accuratamente osservare con fedeltà ad ogni gesto o segno. Ad ogni norma, infatti, è sotteso un senso teologico profondo, che non può essere sminuito o comunque misconosciuto. Uno stile celebrativo, che introduca innovazioni liturgiche arbitrarie, oltre a generare confusione e divisione tra i fedeli, lede la veneranda Tradizione e l'autorità stessa della Chiesa, nonché l'unità ecclesiale.
Il sacerdote che presiede l'Eucaristia non è, però, neppure un mero esecutore di rubriche rituali. Piuttosto, l'intensa e devota partecipazione interiore con la quale celebrerà i divini misteri, accompagnata dall'opportuna valorizzazione dei segni e gesti liturgici stabiliti, plasmerà non solo il suo spirito orante, ma si rivelerà feconda anche per la fede eucaristica dei credenti che prendono parte alla celebrazione con la loro actuosa partecipatio (cfr. Sacrosanctum Concilium, n.14). Come frutto del Suo dono nell'Eucarestia, Gesù Cristo rimane sotto le specie del pane. Le celebrazioni come l'Adorazione eucaristica al di fuori della santa Messa, con l'esposizione e la benedizione con il Santissimo Sacramento, manifestano quello che sta nel cuore della celebrazione: l'Adorazione, ossia l'unione con Gesù Ostia.
A tal riguardo, insegna il Papa Benedetto XVI che «nell'Eucarestia, infatti, il Figlio di Dio ci viene incontro e desidera unirsi a noi; l'adorazione eucaristica non è che l'ovvio sviluppo della Celebrazione stessa, la quale è in sé il più grande atto di adorazione della Chiesa» (Sacramentum Caritatis, n. 66), altresì aggiungendo: «L'atto di adorazione al di fuori della santa Messa prolunga ed intensifica quanto si è realizzato nella Celebrazione liturgica stessa» (ivi).
In tal modo, si attribuisca notevolissima importanza al luogo del tabernacolo nel Santuario (o anche di una cappella destinata esclusivamente all'adorazione del Santissùno) poiché è in sé "calamita", invito e stimolo alla preghiera, all'adorazione, alla meditazione, all'intimità con il Signore. Il Sommo Pontefice, nella summenzionata Esortazione, sottolinea che «la corretta posizione del tabernacolo, infatti, aiuta a riconoscere la presenza reale di Cristo nel Santissimo Sacramento. È necessario, pertanto, che il luogo in cui vengono conservate le Specie eucaristiche sia facilmente individuabile, grazie anche alla lampada perenne, da chiunque entri in chiesa» (ibidem, n. 69). Il tabernacolo, custodia eucaristica, occupi un posto preminente nei Santuari, così come anche, nel ricordare la relazione tra arte, fede e celebrazione, si ponga attenzione a «l'unità tra gli elementi propri del presbiterio: altare, crocifisso, tabernacolo, ambone, sede» (ibidem, n. 41). La retta collocazione dei segni eloquenti della nostra fede, nell'architettura dei luoghi di culto, favorisce indubbiamente, in particolare nei santuari, la giusta priorità a Cristo, pietra viva, prima del saluto alla Vergine o ai Santi giustamente venerati in quel luogo, dando così occasione alla pietà popolare di manifestare le sue radici veramente eucaristiche e cristiane.
4. Un nuovo dinamismo per l'evangelizzazione
Infine, mi è gradito rilevare che ancora oggi i Santuari conservano uno straordinario fascino, testimoniato dal numero crescente di pellegrini che vi si recano. Non raramente si tratta di uomini e donne di tutte le età e condizioni, con situazioni umane e spirituali complesse, alquanto lontani da una vita di fede solida, o con un fragile senso di d'appartenenza ecclesiale. Fare visita ad un Santuario può rivelarsi per essi una preziosa pportunità per incontrare Cristo e per riscoprire il senso profondo della propria vocazione attesimale o per sentirne un richiamo salutare. Esorto perciò ciascuno di Voi a rivolgere a queste persone uno sguardo particolarmente ccogliente e premuroso. Anche a questo riguardo, nulla sia lasciato all'improvvisazione. Con sapienza evangelica e con ampia sensibilità, sarebbe altamente educativo farsi compagni di viaggio con i pellegrini e i visitatori, individuando le ragioni del cuore e le attese dello spirito. In tale servizio la collaborazione di persone, con compiti specifici lotate di umanità accogliente, di perspicacia spirituale, di intelligenza teologale, gioverà a ntrodurre i pellegrini al Santuario come ad un evento di grazia, luogo di esperienz religiosa, di gioia ritrovata. A tal riguardo sarà conveniente considerare la possibilità e creare appuntamenti spirituali anche in serata o di notte (adorazioni notturne o veglie e preghiera), laddove l'affluenza di pellegrini si rilevi di notevole entità e di flussi permanente. La Vostra carità pastorale potrà costituire provvida occasione e forte stimolo perché el loro cuore zampilli il desiderio di intraprendere un cammino di fede serio ed intenso. Mediante le varie forme di catechesi, potrete far comprendere che la fede, lungi dall'essere n vago ed astratto sentimento religioso, è concretamente tangibile e si esprime sempre eli'amore e nella giustizia degli uni verso gli altri.
Così, presso i Santuari, l'insegnamento della Parola di Dio e della dottrina della Chiesa, per mezzo delle predicazioni, delle catechesi, della direzione spirituale, dei ritiri, ostituisce un'ottima preparazione per accogliere il perdono di Dio nel sacramento della 'enitenza e la partecipazione attiva e fruttuosa alla celebrazione del Sacrificio dell'altare.
L'Adorazione eucaristica, la pia pratica della Via Crucis e la preghiera cristologica e nariana del Santo Rosario, saranno, con i sacramentali e le benedizioni votive, estimonianze della pietà umana e cammino con Gesù verso l'amore misericordioso del Padre nello Spirito. Così la pastorale della famiglia sarà rinvigorita, e sarà provvidamente :econda la preghiera della Chiesa al «Padrone della messe perché mandi operai nella sua messe» (Mt 9, 38): sante e numerose vocazioni sacerdotali e di speciale consacrazione!
I Santuari, inoltre, nella fedeltà alla loro gloriosa tradizione, non dimentichino di essere impegnati nelle opere caritative e nel servizio assistenziale, nella promozione umana, nella salvaguardia dei diritti della persona, nell'impegno per la giustizia, secondo la dottrina sociale della Chiesa. Attorno ad essi è bene che fioriscano anche iniziative culturali, quali convegni, seminari, mostre, rassegne, concorsi e manifestazioni artistiche su temi religiosi. In questo modo i Santuari diventeranno anche promotori di cultura, sia dotta che popolare, contribuendo, per la loro parte, al progetto culturale orientato in senso cristiano della Chiesa.
Così Essa, sotto la guida della Vergine Maria, Stella della nuova evangelizzazione mediante la quale la Grazia stessa si comunica all'umanità bisognosa di redenzione, si prepara, ovunque nel mondo, alla venuta del Salvatore.
I Santuari, luoghi nei quali ci si reca per cercare, per ascoltare, per pregare, diventeranno misteriosamente i luoghi nei quali si sarà veramente toccati da Dio attraverso la Sua Parola, il sacramento della Riconciliazione e dell'Eucarestia, l'intercessione della Madre di Dio e dei Santi.
Soltanto in questo modo, tra i marosi e le tempeste della storia, sfidando il pervicace senso di relativismo imperante, essi saranno fautori di un rinnovato dinamismo in vista della tanto desiderata nuova evangelizzazione.
Ringraziando ancora ciascun Rettore per la dedizione e la carità pastorale affinché ogni Santuario sia sempre più segno dell'amorosa presenza del Verbo Incarnato, si assicura la più cordiale vicinanza nel Signore, sotto lo sguardo della Beata Vergine Maria.
Dal Vaticano, 15 agosto 2011
Assunzione della Beata Maria Vergine Maria
Mauro Card. Piacenza Prefetto
Celso Morga Iruzubieta, Segretario