Santuario Notre Dame de la Guérison

Regione: VALLE D'AOSTA
Comune: Courmayeur
Provincia: Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste (AO)


Don Marco: «Nelle nostre difficoltà è un modello di umiltà»

​Il Concilio era atteso come una nuova Pentecoste, l’inizio di un’era nuova della Chiesa. Con queste parole Benedetto ha introdotto la sua riflessione sulla situazione della chiesa prima del Vaticano II, anni difficili, di transizione tra una situazione di presenza ancora «robusta» dei cattolici nel mondo, ma con la chiara consapevolezza che era necessaria una scossa per ridare slancio alla presenza della Chiesa nel mondo che stava cambiando con grande rapidità, per evitare un lento ma inesorabile declino. A 50 anni da quell’evento Benedetto XVI incontra noi preti della diocesi di Roma e ci confida, quasi a volersi scusare, che da oggi rimarrà sempre con noi, seppure «ritirato con la mia preghiera» e che «insieme andiamo avanti con il Signore, nella certezza: vince il Signore». Il suo racconto del Concilio, fatto quasi in confidenza, come «una piccola chiacchierata sul Vaticano II» e non come una lezione ci ha presentato il più giovane professore dell’università di Bonn che viene coinvolto nei lavori del Concilio per aver preparato un «progetto» per il cardinale Josef Frings di Colonia, tanto apprezzato da Siri in una conferenza a Genova.

Per questo sarebbe stato condotto a Roma come esperto personale di Frings, prima che come perito ufficiale ai lavori del Concilio. Questa la sua semplicissima motivazione per la sua partecipazione al Vaticano II. L’ultima confidenza ce l’ha fatta sulla distanza fra il Concilio vissuto dai credenti e quello presentato dai media: tutta un’altra realtà, spiegata con logiche conformiste di contrasto e potere che nulla avevano a che fare con il dinamismo e la spinta al rinnovamento e alla comunione dei Padri conciliari. Oggi la scossa vera ce l’ha data lui, con il suo coraggio e la sua umiltà, mi verrebbe da dire, la «normalità» di un gesto straordinario come quello di rinunciare al compito di successore di Pietro, e il giorno dopo spiegarlo alla gente, ai suoi preti, come una scelta logica di amore alla Chiesa perché «consapevole di non essere più in grado di svolgere il ministero petrino con quella forza che esso richiede» come ha detto nell’udienza di mercoledì scorso. Ora sta a noi, preti della sua Chiesa, non disperdere la straordinaria lucidità e trasparenza di questa decisione e manifestare con chiarezza che la logica del Vangelo, che deve ispirare la Chiesa, è sempre quella del servizio e della semplice umiltà e mai quella del potere o della convenienza. Se facciamo fatica a ribadirlo nelle nostre attività quotidiane, in un mondo che è ormai completamente disabituato al parlar chiaro e a mettere in pratica le buone intenzioni dichiarate, il Papa ci viene incontro come modello di umiltà e chiarezza, indicando la strada di ogni sincero pastore che desidera il bene del gregge a lui affidato: studio, preghiera, ascolto e pazienza come pratiche da non riservare alla sola Quaresima ma a tutto il vivere del credente e ancor più del testimone.​

Marco Fibbi, parroco di San Romano Martire, Roma
Don Marco: «Nelle nostre difficoltà è un modello di umiltà»