Cenni sulla vita del Duomo di Milano
Nel 1386 l’arcivescovo Antonio da Saluzzo avviò la costruzione del Duomo di Milano. Alle iniziali forme gotico-lombarde nel 1387 il duca Gian Galeazzo Visconti preferì una decisa impronta gotica fornendo il marmo di Candoglia.
Nonostante fosse sempre la città Milanese a sostenere economicamente il grande lavoro scultoreo e marmoreo della cattedrale, lavoratori da tutta l’Europa affiancarono la manodopera locale in questa impresa e quando il duca Visconti venne a mancare si potevano considerare già ultimati l’abside, le sacrestie, il presbiterio, il coro ed esternamente la prima guglia in onore del mecenate Carelli insieme al monumento del duca.
Nel 1415 la struttura si estende dall’abside al transetto. Sontuosi capitelli gotici presentano statue di santi e profeti mentre le prime vetrate ornano le finestre della sacrestia. Attorno alla metà del secolo compaiono le vetrate di scuola lombarda dei tre grandi finestroni absidali e di altre sette finestre dei fianchi.
Nell’ultimo decennio del XV secolo, grazie all’opera di G.G. Dolcebuono e G.A.Amadeo, finalmente venne realizzata la cupola del triburio.
Nei primi del 1500 il tiburio è affiancato dal gugliotto di nord-est, capolavoro di architettura e scultura.
Continua inoltre la produzione statuaria e di vetrate ad opera di maestri renani e fiamminghi che seguono comunque le linee degli artisti lombardi.
Con Carlo Borromeo (1565-84) e a seguito del Concilio di Trento il Duomo modifica il suo ordine liturgico: nasce il nuovo presbiterio, il coro ligneo e quello senatorio, i grandi organi e gli altari laterali.
In questo periodo tutte le arti sono fervono di attività: maestri vetrai, scultori, pittori, fonditori, sbalzatori, intagliatori doratori, ricamatori, musicisti e organisti, tutti di provenienza e scuola lombarda.
L’opera del Borromeo viene terminata dal cugino card. Federigo che suggerisce inoltre le due grandi serie pittoriche della vita e dei miracoli di S. Carlo ed avvia la facciata.
Nei secoli XVII e XVIII sono completati i grandi altari della Madonna dell’Albero e di S. Giovanni Bono e la facciata assume le sembianze attuali.
Durante l’inarrestabile opera nascono nuove guglie e vengono presentati innumerevoli progetti per la facciata rimasta incompiuta.
Nel 1765 Francesco Croce avvia la guglia maggiore, capolavoro di eleganza e di statica, conclusa nel 1774 con la posa della "Madonnina" in rame dorato.
Nel 1814 viene conclusa la facciata seguendo il progetto Amati-Zanoja su imposizione di Napoleone Bonaparte. Si innalzano le ultime guglie si porta a quasi completamento la statuaria.
La facciata tuttavia pur quasi ultimata non convince e nel 1886-88 è indetto un concorso internazionale vinto da G. Brentano con un progetto neogotico che però non verrà mai realizzato.
Nel 1906-08 viene collocata la prima porta di bronzo, la centrale di L. Pogliaghi mentre le altre quattro verranno alla luce solo nel dopoguerra.
Nella seconda metà del sec.XX inizia l’epoca dei grandi restauri conservativi. Vengono riparati i danni provocati dalla guerra e si procede al restauro della guglia maggiore e dei quattro gugliotti, delle volte e nervature delle crociere, all’intervento conservativo della facciata e di tutto il perimetro esterno.
In seguito sono soggette a restauro le guglie, l’intero corpus vetrario, i quattro piloni del tiburio e altri 21 piloni secondari.